Silvano Riccò è stato ciclista professionista dal 1982 al 1987.
Tra i risultati di maggior rilievo della sua carriera, spiccano un terzo posto nella classica Milano – Sanremo del 1985, cinque partecipazioni al Giro d'Italia e svariati piazzamenti in parecchie corse.
Un ciclista vero, che quindi conosce molto bene l'arte del pedalare. Oggi, abbandonata la carriera da professionista, è un grande randonneur.
Gli ho chiesto alcuni consigli pratici, così da trasmettere ai ciclisti amatori la passione per il pedalare lento, tipico delle randonnée.
Quali sono le differenze tra il ciclismo tradizionale e le randonnée?
Principalmente, la componente agonistica: il ciclismo si presta più di altri sport alla competizione; un mediocre ciclista riesce a stare a ruota agevolmente ad uno di livello medio; cosa non possibile, per esempio, a due podisti di diverso livello... gli esempi sono tanti!
Nel mondo randonnée, di norma, il livello agonistico è comunque più basso che in altri ambiti ciclistici. È un ambiente tranquillo.
Perché un ex professionista ha scelto le randonnée?
Nella mia carriera ho pedalato dalle categorie giovanili fino al professionismo. Ho corso su strada, pista, MTB e ciclocross. Direi non manca nulla.
Dopo tutto questo sono approdato alle randonnée e lì ho trovato un ambiente genuinamente sportivo. L'agonismo è bandito e gli unici avversari sono le tue barriere mentali. Credo che sia l'unica disciplina sportiva in cui il risultato più eclatante è quello degli ultimi arrivati, non dei primi: per me che sono un atleta, è relativamente facile concludere 600 km, ma prova a pensare cosa significa fare 600 km tutto d'un fiato per un sessantenne che ha scoperto da poco la bici, magari sovrappeso, che conclude una prova così dura. Non c'è confronto! Sei d'accordo?
Come concili il lavoro con questa disciplina?
Durante la settimana, sfrutto una breve pausa pranzo di due ore, per praticare podismo o ciclismo. Sabato e domenica li sfrutto per uscite lunghe. D'estate pedalo di sera, ogni tanto.
Quali sono i tuoi allenamenti?
Curo molto l'aspetto tecnico degli allenamenti perché questo mi piace e mi permette di arrivare ben preparato fisicamente alle lunghe randonnée. Siccome esco quasi sempre, semplicemente il fatto di allenarmi rende meno noiosa l'uscita e paga molto in termini di resa.
Cosa consigli a chi vuole cominciare ad affrontare una randonnée? Che bici? Che materiali? Che accessori?
L'unica cosa che importa è lo stato mentale; per fare una randonnée non servono bici stratosferiche o montagne di bagagli. Serve soprattutto la pazienza e la volontà di arrivare fino in fondo, tranquillamente, con la consapevolezza che non c'è altro modo di gustarsi il pedalare se non quello di andare al proprio ritmo. Se partecipi ad una gran-fondo il gusto è battere gli altri; nelle randonnée gli avversari sono le nostre barriere mentali.
Cosa servirebbe oggi al movimento randonnée per decollare ulteriormente presso i ciclisti?
Far conoscere il mondo delle rando. In che modo? Attraverso Internet con il sito www.audaxitalia.it; Facebook, Youtube etc.
Che ci piaccia o no, questo è il modo di comunicare attuale ed è l'aspetto che a mio parere va potenziato.
Tratto da DUEMILAOTTONEWS a cura di Riccardo Pirazzoli