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Racconti

venerdì 07 settembre, 2018

La Madrid Gjion Madrid - i colori di Spagna

A volte la razionalità prende il sopravvento e i ricordi della Madrid Gjion Madrid sono quelli di un organizzazione non all'altezza: il pensiero va a tutti i problemi creati inutilmente nel percorso di avvicinamento alla corsa, alla poca disponibilità degli organizzatori nel risolvere le questioni che potevano risultare complicate.

A volte la razionalità prende il sopravvento, ma per fortuna dura molto poco e allora le immagini di tre giorni di corsa in Spagna si trasformano in un vortice di colori inaspettato.

Il nero. Il colore che non è colore e rappresenta l'ansia. Poche volte come questa l'ansia ha accompagnato il mio avvicinamento alla partenza. La bicicletta potrebbe avere un guasto. Le scarpette potrebbero rompersi mentre pedalo. Se un ginocchio mi dolesse in modo inaccettabile. Magari la luce non funziona e il garmin si scarica. Quattro anni di impegno buttati all'aria; un inverno di allenamento speso inutilmente. L'ansia di perdere un risultato che mi ha portato fino a qua, a Torrelaguna,anonimo paese della campagna spagnola. Da qui partirà la corsa e da qui potrò completare quella che è la mia ambizione del momento, il granbrevetto europeo. Ma l'ansia è nera, e il nero è anche il colore della notte che per fortuna dura poco. E arriva il giorno.

Il giorno con il suo cielo azzurro. Il cielo incredibilmente azzurro di una Spagna troppo calda di giorno e molto fredda la sera. Lo sapevo già e mi sono attrezzato. Ma le strade confuse tra il mare di giallo del grano tagliato e la terra asciutta del centro della Spagna non mi hanno aiutato.
La sete; l'acqua della borraccia si scaldava in pochi minuti, le fontane rare ,ma, per fortuna, non così tanto come mi ero immaginato.
L'azzurro è il colore del cielo e il giallo il colore della terra di Spagna, sempre uguale a se stessa fino a che il verde delle Asturie non ci ha sorpresi. Una terra incantevole.
"Me incanta" dicono gli spagnoli per esprimere ammirazione. Le Asturie me incantano.
Percorriamo una lunga gola, profonda come un canyon di un film americano. Una discesa lunga 45 km che si trasfomerà in salita temibile al ritorno. Costeggiamo un "embalse", un immenso lago, artificiale ma maledettamente naturale nei suoi colori. Arriviamo alla città di Cangas de Onis con il suo caos vacanziero e il ponte romano che la abbellisce. Il verde dei saliscendi collinari ci portano a Gjion.
La metà del percorso. Strada notturna che ci costringe a un ora di sonno.

L'azzurro è anche il colore della maglietta di Dario. Compagno improvvisato ma perfetto di questa lunga corsa. Io sono uno che ama correre da solo. Non nel senso che amo stare per forza solo, semplicemente amo l'indipendenza delle mie sensazioni. Voglio andar forte o piano, fermarmi o proseguire, lo devo decidere io, da solo, senza vincoli. Con Dario abbiamo fatto squadra. Un km a tirare a testa, una media che restava sempre alta, la realizzazione dell'ambizione di andare più forte possibile. I tempi per mangiare, per riposare, un ora a Gjion e un ora e mezza a Cistierna al ritorno, di pomeriggio, per evitare di pedalare nelle ore peggiori, le più calde. Tutto deciso senza deciderlo, senza dirlo quasi.
"Fede! proseguiamo assieme se mi prometti almeno una sosta a Gjion". Ti prometto? La voglio anche io.
"Dario son stanco. Fermiamoci al bar un quarto d'ora.". "Certo non c'è problema".
Nulla è perfetto ma questa intesa ha funzionato perfettamente. Grazie Dario. Avrei voluto finire insieme, ma la libertà rafforza l'amicizia e non ha cambiato nulla separarci quando lo abbiamo ritenuto utile a entrambi.

Il rosso. Che banalità parlare di Spagna e parlare di colore rosso. La corrida, la maglia della nazionale di calcio, il rosso della passione degli spagnoli per la vita. Ma è così; la gente di Spagna ti irradia un bel colore rosso. A ogni ristoro, a ogni bar, in ogni occasione le persone son state il viaggio migliore. A Cangas de Onis la signora che chiede se la pasta è buona come in Italia. "No signora, non è buona come in Italia, ma è buona." E la signora ride perchè lo sa che sono sincero e un italiano sulla pasta non scherza.
A Ayllon dove un grande centro sportivo ci ha accolti, la prima notte con il paese festante, e la mattina finale, quando sono arrivato solo e all'alba, con tre ragazzi meravigliosi che porterò per sempre nell'anima. Gentili, generosi, giovani. Due ragazzi e una ragazza che con entusiasmo si son messi a disposizione; che ingenuamente mi chiedono se gli altri ristori son belli come il loro. Che mi coprono di attenzioni perchè è mattina e fa ancora freddo: "ma dai otto ore e sei arrivato".
A Tortoles de Esgueva dove i "vitelloni" del paese, fuori dal bar del controllo, mi invitavano a bere un grappino invece che il mio solito energy drink. A Gjion con i volontari perfetti nel loro impegno. Ho ancora negli occhi una signora che, mentre ci assisteva, ci teneva davvero tanto a farci sapere che parlava un ottimo inglese.
E per concludere l'entusiasta gestore della piscina di Cocolludo, ultimo controllo. "Sei andato forte, ne hai pochi davanti, fermati a dormire"; "ma tu sei "loco"!! Non esiste io voglio arrivare" e giù una grande risata.

Ci sono colori che poi si confondono gli uni con gli altri. Il rosso e blu della bandiera norvegese. I miei amici norvegesi, conosciuti due anni fa alla 1001 miglia, la indossano sulle loro belle magliette. Li incrocio poco dopo la partenza e quando mi dicono che si ricordano bene di me potrei ritirarmi. Ho già vinto la mia corsa. Con loro sarà un continuo rincorrersi. Nel loro incedere scriteriato dissiperanno troppe energie e a metà strada li perderemo vittime della loro fatica. Ma che allegria questi ragazzoni venuti dal nord.
C'è poi il colore grigio delle immense pale eoliche che si stagliano sul blu del cielo. Quando capitava di vederle in lontananza io e Dario ci dichiaravamo preoccupati. Di sicuro li avremmo trovato una salita. Le pale eoliche sono ovunque in Spagna e nella notte le luci intermittenti di segnalazione sembrano lucciole che salutano.
Il tricolore delle nostra bella maglietta italiana. Un orgoglio indossarla, una gioia incontrare e salutare lungo la strada i nostri amici di sempre.
O ancora il giallo e blu delle magliette di Mauro e Camille. Mauro è ormai un amico. Veronese, volontario ovunque. L'amico di noi randonneaux italiani all'estero. L'ho conosciuto a Londra e l'ho ritrovato a Madrid. Lo stesso sorriso, la stessa disponibilità. Le stesse mani d'oro che ti rimettono in sesto i muscoli con un massaggio.
O Camille, la dolce figlia di un randonneur francese che essendo li ha deciso di darsi da fare e aiutare tutti quanti noi. Mi ha fatto i complimenti per il mio pessimo francese: adorabile.
O ancora il colore bianco dei mille e mille pellegrini incrociati lungo il Sentiero di Santiago. Fra questi una coppia romana, lui ciclista, che ci offre un incitamento inaspettato che ha colpito al cuore. Cuore colmato anche da tutti gli incitamenti che ho letto su facebook o su wattsap: mi han spinto come il vento alle spalle. La faccia bella dei social.

In questa corsa li ho visti tutti i colori: tutti i colori del cielo, tutti i colori di una corsa resa dura dalle salite infinite anche se dalle pendenze dolci, dai passaggi terribili per il caldo. Sorprendente per le nebbie della mattina. Incantevole per le luci di Gjion viste dall'alto della collina. Meravigliosa per le Asturie, orrenda per il lungo attraversamento delle Meseta, l'immenso altopiano spagnolo centrale, dove si snoda il punto più mistico dell'intero sentiero di Santiago. Caldo e nulla più; li ritrovi davvero te stesso.
A volte la razionalità prende il sopravvento, ma per fortuna dura molto poco.

 

Federico Antonelli

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