Preparativi
Il Gargano è sempre il Gargano: il primo fine settimana di marzo è prevista una forte perturbazione con freddo, neve e vento forte…ricordo il meteo dello scorso anno quando era il primo maggio…accolgo quindi con un sospiro di sollievo il rinvio di due settimane.
Arriva finalmente il sabato giusto. Preparo la bici, borsa anteriore, borsa su tubo orizzontale, ma anche per questo weekend il meteo non promette nulla di buono: cosa porto? Non è prevista la neve ma la pioggia è fortemente probabile. Il percorso da 300km è costituito da due anelli, uno da 200km ed uno da 100km ripassando nei pressi di San Giovanni Rotondo. Possiamo sfruttare questa base intermedia per eventualmente cambiarci qualora fossimo zuppi d’acqua per la pioggia. Ok, mi porto un cambio da lasciare in auto, due mantelline a maniche lunghe, due paia di guanti invernali, copricasco, due paia di copriscarpe, insomma mi attrezzo per il peggio…il Gargano è sempre il Gargano (direi che sono rimasto scottato dall’esperienza dell’anno scorso… :-)
Cena e pensieri
Sabato sera, cena all’albergo. Scendo nella sala da pranzo e trovo una ventina di randagi. C’è il campione nazionale 2021, ma c’è anche chi viene da fuori regione, come il capitano della nazionale italiana!! Wow, ci sono i grandi nomi….io e Piernicola novellini a cena con loro. La serata procede in maniera assai piacevole ma dai discorsi fatti al tavolo si capisce che l’indomani ci aspetta un impegno non indifferente. Il dislivello non è trascurabile, ed inoltre i continui sali e scendi spezzano le gambe (lo ricordo benissimo lo scorso anno) ma i timori maggiori sono dovuti alle previsioni meteo… tra me e me comincio a pensare che forse ho osato troppo. Ma perché mi butto a fare certe cose? Non sarebbe meglio rimanere nella mia comfort zone? Beh…ma la vita è fatta per essere vissuta: occorre anche osare per viverne tutti gli aspetti. Certo con prudenza, tenendo a bada l’irrazionalità e pesando per bene i rischi. E i rischi qui sono pesati: sarò in compagnia, se dovesse andar qualcosa storto al termine dei primi 200km posso fermarmi e addirittura tornare in albergo: Piernicola ha intelligentemente pensato di portare due copie della chiave dell’auto per ogni evenienza. Insomma, ora sono qui e non mi resta che andare avanti a scoprire cosa mi riserva quest’avventura.
Pedalare di notte
Sveglia alle tre del mattino, tre e quaranta giù vestiti, io e Piernicola prendiamo l’auto per raggiungere il punto di partenza. Arriviamo un po' tardi e nel frattempo che prepariamo le bici si fanno le quattro e trenta…gli altri sono già partiti e non ci resta che avviarci io e Piernicola nel buio della notte, per le stradine di campagna fuori San Giovanni illuminate solo dalla luce dei nostri faretti e da quella fioca delle stelle del cielo sereno…sì, per fortuna al momento il cielo sembra sereno, anche se non lo sarà per molto. E’ la prima volta che pedalo in piena notte fuori dai centri abitati. Esperienza unica, tanto diversa dalle pedalate diurne o fatte al tramonto. Il silenzio è pressoché completo interrotto solo dall’abbaiaiare dei cani che proviene da qualche casa lato strada (speriamo non ci siano randagi - cani, non ciclisti...;-) - in giro….). Il percorso si snoda tra stradine interpoderali; il fondo stradale presenta anche buche e al buio occorre rallentare per aver il tempo di illuminare la strada e capire dove mettere la ruota. Si procede più lentamente ma tutto sommato la visibilità è sufficiente anche con il mio faretto a poco più del minimo della luminosità. Tra l’altro nessuna auto sulla strada…ci siamo solo noi e possiamo goderci il (quasi) silenzio della notte e il buio intorno a noi… ma già si comincia ad intravedere il profilo dei monti intorno a noi, e poi…sulle cime macchie chiare…ma è neve?!? :-o eppure non sembra fare così freddo, ma la neve di quindici giorni fa è ancora lassù…
Sul viso avvertiamo qualche goccia: ecco, le previsioni meteo non hanno sbagliato!! Accidenti, speriamo non ci aspetti una giornata di pioggia…comunque avanti a noi il cielo si fa più chiaro e già questo è un segnale rassicurante: alle sei arriverà l’alba e noi seguiamo la traccia sul navigatore che finalmente ci guida sulla provinciale che da San Giovanni Rotondo porta a Monte Sant’Angelo, strada conosciuta, percorsa l’anno precedente al mattino tra mucche al pascolo e tanti ciclisti…oggi siamo, per il momento, solo in due in attesa dell’alba e già contenti che le prime gocce di pioggia pare si siano fermate.
Alba a Monte Sant’Angelo
Comincia la salita che ci porta a Monte Sant’Angelo. Piernicola mi chiede se il ritmo che tiene va bene. Confermo, mi pare vada benissimo: non voglio commettere l’errore dello scorso anno quando ho fatto la stessa salita in maniera allegra superando tanti randonneurs di esperienza e pagandone poi lo scotto a fine giornata. Stavolta poi ci sono cento chilometri in più…meglio tenere il ritmo basso e intensificare eventualmente alla fine. Ma comunque non stiamo salendo lenti. Davanti a noi vediamo già un paio di lucine rosse che si muovono: c’è qualche randonneur partito prima di noi che stiamo raggiungendo. Continuiamo a salire e giungiamo all’ingresso di Monte Sant’Angelo con la luce del giorno. Il sole è un po’ nascosto tra le nubi ma ormai è l’alba che avanti a noi ci appare in tutto il suo splendore: il sole rosso vince sulle nubi e mi consente di immortalare la mia prima alba attesa sui pedali di una bicicletta. Ok, primo obiettivo portato a termine, possiamo scendere.
Discesa
La conosco bene questa discesa: bella lunga e veloce. Stavolta però la temperatura è prossima allo zero, forse anche meno, e il freddo si avverte. Devo rallentare in discesa perché il sudore generatosi durante la salita mi si sta ghiacciando addosso, nonostante la mantellina bella chiusa fino al mento. Fa proprio freddo ed è incredibile quanto una discesa così bella e divertente possa diventare quasi un supplizio in queste condizioni. E poi l’alba che si affaccia sul mare del Gargano, panorami spettacolari che andrebbero goduti e immortalati con tante foto, ma il pensiero principale è arrivare giù prima possibile, giungere a Mattinata dove ci attende il primo controllo e anche il primo ristoro.
Lungo la discesa ritroviamo altri randagi sul percorso: erano quelle lucine rosse viste in lontananza. Io e Piernicola proseguiamo ma sono molto più tranquillo nel sapere che dietro di noi ci sono altri compagni di viaggio. Li ritroviamo poco dopo al primo controllo di Mattinata, mentre ci riposiamo un po’ e ci rifocilliamo, più per riscaldarci che per vera fame. Ricordo i consigli dei randonneurs più esperti: quando fa tanto freddo mangia più spesso. Succo di frutta, doppia merendina, la temperatura corporea risale un po’ e si riparte. Occorre però prima toglier via la mantellina visto che adesso ci attendono i lunghi mangia e bevi della litoranea che accolgo con piacere visto che ci faranno riscaldare sicuramente.
Litoranea Mattinata - Vieste
Il ritmo è regolare, la temperatura accettabile e adesso la pedalata è piacevole. Non voglio forzare più di tanto perché so che siamo appena all’inizio e i continui saliscendi possono spezzarti le gambe troppo presto. Piernicola invece si risparmia di meno e comincia ad allungare. Sopratutto sulla discesa che si avvicina a Vieste si diverte un bel po’ con la sua gravel dai copertoni ampi e con i freni a disco. Io vado un po’ più cauto, anche perché vedo che l’asfalto è un po’ umido. Mi sa che avrà piovuto nelle ore precedenti. Probabilmente chi è partito prima di noi avrà forse preso anche un po’ di pioggia. Stiamo attraversando quei luoghi a me ben noti, visti appena lo scorso anno in vacanza. L’arco naturale prima di Vieste, il lungomare di Vieste col Pizzomunno, il faro dove è d’obbligo una foto con Piernicola.
Si prosegue per Peschici e ci attendono ancora altri mangia e bevi che adesso sembrano un po’ più duri dello scorso agosto quando mi son portato la bici in vacanza.
Le paposce
Sono finalmente sopra Peschici. Piernicola non si vede, chissà quanto ha allungato. Proseguo per quella salite dalle quali si godono panorami stupendi che ho fotografato più volte. Ma adesso non credo che mi fermerò a scattare foto: la fame si sente eccome e non è il caso di farsi cogliere da una crisi in questo momento. Giungo al secondo controllo e punto di ristoro dove trovo Piernicola che stava già rifocillandosi accompagnando il cibo con una bella birra. All’interno del bar mi aspettano le famose paposce che ancora non avevo avuto modo di assaggiare in vacanza. Sono una sorta di focaccia farcite, queste offerte al ristoro, con pomodori e prosciutto crudo. Sono una vera bontà (e non credo solo per la fame) e ne faccio il bis, assieme ad una lattina di Coca Cola per recuperare le forze e tanta acqua per reidratarmi. Io e Piernicola ci attardiamo un po’ al ristoro mentre gli altri ripartono.
Verso la foresta umbra
Ripartiamo anche noi e adesso comincia la salita che porta a Vico del Gargano e poi su alla Foresta Umbra. Lo scorso agosto ho percorso il tratto al contrario con mio cognato, scendendo giù a Vico provenendo dalla Foresta Umbra. Ora sono da solo. Piernicola ha allungato con un amico incontrato all'ultimo ristoro. Li ho lasciati andare perché voglio conservare le energie visto che non siamo nemmeno a metà del percorso. Superato il paese di Vico la temperatura comincia a scendere. Si sale sempre più e comincio a vedere la neve ai lati della strada. Eppure non siamo così in alto. La strada per la Foresta Umbra dovrebbe vedere un picco altimetrico intorno agli 800m, ma qui c’è neve e comincia a far freddo. Attorno a me è silenzio, freddo e neve. Cominciano i tornanti che attraversano la foresta e che sono davvero tutti in “umbra”: il freddo si avverte bello “solido” più che pungente. Ma quanto ci vuole ancora per arrivare al controllo? Il freddo inizia ad essere davvero esagerato, la neve è tanta, presente ormai anche sulla strada e il cielo non promette nulla di buono come peraltro temevo dalla mattina. Finalmente giungo al termine della salita e al punto di controllo e ristoro.
Ristoro!! Quello vero
Sono preoccupato. La salita appena affrontata mi ha fatto sudare eppure avvertire abbastanza freddo. La temperatura sarà prossima allo zero o anche inferiore. E purtroppo adesso mi attende la discesa fino a San Giovanni Rotondo. Se al mattino ho sofferto il freddo scendendo da Monte Sant’Angelo, adesso cosa mi aspetta scendendo in queste condizioni con la neve sulla strada? In queste condizioni anche il morale va sotto zero… Quando ci si ferma il corpo si raffredda. E quando si va in discesa è ancora peggio. E qui siamo sotto zero. Va bene, ci pensiamo dopo. Per il momento vediamo di rifocillarci.
C’è un ottimo panino che mi aspetta. Riempio le borracce e decido di prendermi un te caldo per riscaldarmi. Nel frattempo tre ciclisti che ho incontrato lungo la salita arrivano e si fermano anche loro per il ristoro. Vado a prendere il te mentre i tre chiedono un caffé. Pago il te e, visto che mi trovo, offro anche il caffè: “offro io, così posso chiedervi di fare la strada insieme e di aspettarmi in discesa che ho freddo”. E loro “certo, nessun problema, però tu aspettaci in salita…”…;-)
Inforco la bici, metto la mantellina, ma stavolta decido di mettere l’altra, quella antipioggia che risulta anche più aderente e magari fa maggior scudo contro l’umidità. Parto insieme ai tre compagni. Mi sa che stavolta l’ho azzeccata alla grande. La mantellina antipioggia, probabilmente perché più aderente, mi protegge molto meglio dal freddo. Siamo in discesa ma non sento necessità di dover rallentare. I guanti pesanti mi tengono calde le mani e con questa mantellina non ho freddo al corpo. Ottimo. Si corre giù che è un piacere e arriviamo sulla strada che al mattino avevamo percorso in direzione Monte Sant’Angelo. Adesso la direzione è opposta perché prima di San Giovanni dobbiamo deviare sulla provinciale per Cagnano Varano. Ora siamo in tre e stiamo procedendo con una buona andatura. Ok, mi sento bene. Quando stai bene psicologicamente anche il fisico ti segue.
Bosco Quarto
Il tratto di strada che stiamo percorrendo è lo stesso fatto in direzione opposta l’anno precedente alla rando da 200km. Si risale nuovamente attraversando Bosco Quarto, dove ci attende altro punto di controllo e ristoro. Ci attende una lunga discesa fino a Carpino e poi un bel tratto di pianura circumnavigando il lago di Varano prima di giungere al controllo. E poi l’ultimo tratto di salita che porta su fino a San Nicandro Garganico e poi San Marco in Lamis, prima di giungere al termine a San Giovanni.
Ok, il morale è alto, si riparte. La discesa sarà lunga ma giunti a Carpino, la temperatura è molto ma molto più piacevole. Il paesino sembra davvero carino ma non è il caso di fermarci. Dobbiamo arrivare ancora sul lago di Varano e poi siamo ormai prossimi al tramonto.
Lago e vento
Ecco, siamo sul lago. C’è il sole, anche se si alza un vento fastidioso. Giriamo intorno al lago passando per Lido del Sole e andando in direzione Torre Mileto. Dopo i vari falsopiani prima del lago, adesso la strada si fa pianeggiante e possiamo aumentare l’andatura. In tre ci diamo il cambio e cerchiamo di abbreviare la distanza che ci separa dall’ultimo punto di controllo. Giungiamo a Torre Mileto intorno alle 18, al tramonto.
Luci
Il tempo di un caffé e una crostatina, ed è il momento di metter su l’impianto di illuminazione. Accendo anche la luce frontale sul casco e indosso le bretelle catarifrangenti. Si parte.
La luce del tramonto ben presto lascia il buio della notte sulle strade di campagna che da Torre Mileto si inerpicano verso San Nicandro. Le strade secondarie sono a basso traffico ma sono anche cosparse da buche sull’asfalto. Le luci dei nostri fari cominciano ad illuminare a fatica il fondo stradale, per cui occorre aumentare l’attenzione. Siamo in leggera salita e quindi la velocità è ridotta, posso abbassare la luminosità del faro e risparmiare batteria, consentendo allo stesso tempo di avere i tempi di reazione adeguati per evitare buche ed ostacoli. Siamo in tre e questo ci facilita. Chi sta avanti fa un po’ da navigatore: “Occhio a terra!!”, “Buca a destra!”, “Attenzione!”. E’ tutto in susseguirsi di chiamate per i compagni così da procedere in sicurezza senza rallentare eccessivamente compatibilmente con le condizioni della strada. E’ la mia prima esperienza in queste condizioni e mi risulta del tutto evidente come si tratti di un ciclismo assai diverso dal ciclismo agonistico delle gran fondo: lì ognuno è per se, qui conviene essere ognuno per tutti. Più ci si aiuta, più facile e vicino diventa il traguardo.
Salita e stanchezza
Mancheranno ancora 30km-40km ma si sale sempre. Non sono pendenze esagerate ma la stanchezza comincia a farsi sentire. E poi viaggiamo al buio per queste strade di campagna dove non passa nessuno. Certo, siamo in tre e sono molto tranquillo. Sono abituato a viaggiare da solo e la compagnia mi rassicura. So che 40km non sono tanti, anche se molti in salita e con le gambe che iniziano ad accusare stanchezza. Nicola e Ciro rallentano un po’. Iniziano ad aver fame, ma anche io comincio ad avvertire quella sensazione allo stomaco che sai dover servire al più presto prima che arrivi la crisi di fame. Mi è capitato un paio di volte e non è piacevole rendersi conto che le gambe non ne vogliono più sapere di girare. Ci fermiamo a mangiare le ultime cose che ci siamo portati dietro.
L’ultima salita
Sono le 20.30 circa e mi squilla il telefono. E’ Piernicola che mi chiede dove siamo. “Piernicola, vedo le luci di San Marco in Lamis avanti a noi”. “Ok, io sono arrivato. Dai che è quasi fatta, dopo San Marco è tutta discesa fino a San Giovanni. Ma siete passati davanti al convento? Quella è l’ultima salita, poi è davvero tutta discesa”. No, ancora siamo all'inizio del paese e quindi ancora dobbiamo fare la salita del convento. Lo dico ai miei compagni che non ne vogliono più sapere di salite. Però vedo sul Garmin che l’ultima salita è breve, pur essendo impegnativa. Forza, un ultimo sforzo. Sì, deve essere questa, bella pendente. Superiamo il convento e adesso si scende. Fa freddo, la temperatura è scesa e si è alzato un vento gelido. Io metto i guanti più pesanti. Tiro su tutta la cerniera della mantellina, alzo lo scaldacollo e cominciamo a scendere.
L’ultima discesa
A quest’ora della sera, a questa altitudine e con questo vento, fa proprio freddo. Ma non soffro come ho sofferto la mattina e nella Foresta Umbra. Più che altro è il vento freddo in discesa che da fastidio ma sono ben coperto e, soprattuto, le mani sono ben coperte. Forza ragazzi, ormai è fatta. Dobbiamo solo arrivare giù, adesso possiamo anche rallentare, non c’è altra fatica da fare. I tornanti si susseguono e seleziono una luminosità maggiore sul mio faretto che consente di illuminare al meglio la strada così da affrontare le curve in sicurezza ad una velocità adeguata. La voglia di chiudere quanto prima è tanta ma la concentrazione non deve diminuire. Ecco le luci di San Giovanni. Alle 21.30, dopo circa 17 ore, arrivo a concludere la mia prima 300km!! Quanta soddisfazione per una 300 che è stata così impegnativa a causa del meteo e che, tutto sommato, è stata pure abbastanza fortunata per noi che siamo riusciti ad evitare la pioggia del primo mattino e, poi scopriremo, la nevicata incontrata dagli altri ciclisti che erano dietro di noi. E’ stata una randonnee che verrà ricordata da tutti i partecipanti ma in particolare da chi, come me, ha per la prima volta superato il traguardo dei 300km!!