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martedì 08 aprile, 2014

400 randonnuers a Nerviano alla 3 Valli Varesine

400  randonnuers  a Nerviano  alla 3 Valli Varesine

Il giorno è arrivato, la lunga cavalcata tra le strade poco conosciute, almeno per quanto mi riguarda, che la 3 valli offre è davanti a noi, 200 km con oltre 2400 mds a nostra disposizione per essere sbranati o per farci sbranare, dipende dai punti di vista….

Ritrovo per le 7:00 all’ormai classico centro polisportivo di Nerviano, dove lo Staff della Nervianese 1919 è già operativo per accogliere i Riders per le consuete pratiche di iscrizione e consegna road book.
Io e Franco arriviamo puntuali, siamo carichi e convinti che quello che si poteva fare per preparare la rando è stato fatto, compatibilmente con il tempo a disposizione, e se poi si dovrà “morire”… beh moriremo!

Sotto l’aspetto tecnico non ci sono grandi chicche da segnalare, uso chiaramente la Titanio Ti2, con borsa manubrio per antivento e banane, e box-Triathlon dietro lo sterzo per avere la fotocamera a portata di mano. In tasca una decina di fichi secchi, tre quattro bustine di malto destrine ed infine una prima borraccia con sola acqua la seconda come porta attrezzi con camere d’aria e utensili di prima necessità.

Secondo gli organizzatori gli iscritti superano abbondantemente i trecento, ma al contrario del solito, non si percepisce frenesia tra i ciclisti, probabilmente perché si sono sfogati ai primi appuntamenti della stagione, e quindi chi è al via oggi lo fa con lo spirito rando, godendosi una bella pedalata in gruppo per le strade del varesotto…. Come deve essere d’altronde…

Alle 8:00 aprono i cancelli ed iniziano a vidimare i primi cartoncini gialli Audax Club Parisienne , oggi è brevetto 200k.
I primi chilometri aiutano a trovare un buon ritmo ed a sgranare i grupponi che per forza di cose si sono formati durante gli stop forzati dei primi semafori incontrati sul percorso.
La temperatura è più che frizzante, aver indossato anche oggi abbigliamento a strati ci difende dalla brezza del mattino e ci lascerà libertà di spogliarci per il caldo previsto nel pomeriggio.

I primi venticinque chilometri ci portano, evitando le grosse arterie della zona, alle porte di Appiano Gentile. Da qui parte il tratto di Randonnèe più suggestivo, con strade immerse nei boschi, piccoli strappi da affrontare che fanno molto “L’Eroica”, e scorci sul grande massiccio che da li a poco si dovrà per forza di cose affrontare. La gamba si scalda…..

Si sfiora Cantello, si passa Bisuschio arrivando poi a Besano per affrontare la discesa su Porto Ceresio. Da qui si costeggia il Lago di Lugano sino a Brusimpiano. Sono circa 10 km di bellissima litorale, offrendo un punto di vista per me inedito del lago, ho sempre percorso strade sulla sponda orientale del lago, sia in macchina che in bici, come nella mia ultima e personale Randonnèe dello Spallone.

 

Qui si mischiano i Randonneur con i ciclisti della zona, formando dei gruppetti compatti sino all’inizio della prima vera salita di giornata, la salita dell’Ardena. Sono 5 chilometri non troppo impegnativi, tra il 5 ed il 7%, strada stretta ma con pochissimo traffico veicolare. Qui i ciclisti locali ci superano con passo irriverente, è ovvio penso, questi tra un’ora al massimo saranno seduti a tavola a mangiare polenta e brasato, noi tra un’ora massimo saremo seduti in sella a pedalare di sicuro in salita…. Beh, per stavolta non abbasso il capo, incremento la cadenza e li riprendo quasi tutti, spirito randagio ok, ma a volte bisogna far passare il messaggio che Randonneur non significa “passeggiatore su due ruote”, ma vuol dire “Corridore delle lunghe distanze” ca…o!

 

Dopo il primo tratto affacciato sul lago, si entra nel sottobosco che ci accompagna sino al GPM. Da qui breve discesa, con qualche buca di troppo, e si raggiungere il primo controllo della Rando, al 75km.
Timbro sul brevetto, si sgranocchia qualcosa offerto dalla Nervianese, banane tortine e si riempie la borraccia in vista della prossima salita, la più lunga.
Attendo che arrivi il mio Socio, qualche minuto di pausa, due chiacchiere con gli amici di Nerviano, e riprendiamo la strada in direzione “Lungo”, prossimo GPM Passo Sette Termini.

 

Sono 400 mds in 7 chilometri di salita, molti tratti sopra il 7% alcuni, verso la colma, sotto il 5/6 %.
Ognuno con il suo passo ci aspettiamo in cima, qui non più ciclisti indigeni, ma solo ciclisti randonneur.
Sulla salita raggiungo Stefano Sisti, amico di Social, ora amico in carne d’ossa. Scambiamo due chiacchiere sul percorso e su cosa ci attende, su chi sarà tra i primi e su chi sarà tra gli ultimi, sulle condizioni di entrambi e sul perché ci piace così tanto soffrire in bicicletta…… discorso non chiuso chiaramente….
Raggiungiamo il valico insieme, anche questa gran bella salita, forse perché per me inedita, o forse perché sino a quel punto il percorso mi ha davvero entusiasmato, non so dirlo.
Aspetto qualche minuto, lascio andare Stefano per la sua strada, con la promessa di raggiungerlo poi, cosa che chiaramente non accadrà, e faccio dello stretching per allungare un po’ i muscoli, iniziano a farsi sentire, anche se solo per un’idea.

Incrocio lo sguardo di tre ciclisti della zona, ed incuriositi del traffico anomalo di corridori su questa salita ai Sette Termini mi chiedono informazioni su che tipo di manifestazione fosse. Appena pronunciata la parola Randonnée uno dei tre mi interrompe ed esclama con un pizzico di invidia: siete quelli che pedalano per centinaia di chilometri anche di notte?? Che coraggio! Io non ci riuscirei mai!
Non ci ho messo tanto a rispondergli, mi è bastato invitarlo a seguirci sul percorso sino a Nerviano e che poi, in qualche modo, lo avremmo riportato a casa in tempo per mangiare il suo brasato riscaldato per l’ora di cena…. Non era tanto convinto…. Spaventano sempre questi 200km da fare tutti insieme, ma se uno li prova almeno una volta, poi non ne avrà più timore. Questo penso che valga per tutte le distanze, io posso parlare sino ai 400, oltre lascio la parola ai senatori della nostra specialità, Stefano in primis… vero?

Tornando alla 3V, arrivato Franco, scendiamo da una spendita discesa che ci porta in fondovalle nel paese di Mesenzana, siamo a metà dell’Opera. Festeggiamo il traguardo con un cafferino al bar del paese.
Poche centinaia di metri sulla Statale 394 e si svolta a destra per risalire in direzione Brissago Valtravaglia.

Ancora una volta, ognuno col proprio passo, ci ritroviamo a pedalare in salita, oggi gira così…
Sono 3 chilometri abbondanti, ma questa volta con un paio di settori sopra il 12% che lasciano il segno nelle gambe, dopo 100km poi…. Non ci scoraggiamo, arriviamo in cima, sfioriamo il “Villaggio Olandese”, scendiamo a Brezzo di Bedero per poi affrontare leggeri falsipiani per conquistare Nasca, la vera partenza per la salita di Sant’Antonio.

Qui non si scherza più. La salita non è lunghissima, sono 5 km, ma la difficoltà la si deve addebitare alla seconda parte di salita, da quando, a detta di chi l’ha già fatta, compare sulla sinistra il muraglione, qui, superato il tornante, inizia il tratto che non molla mai l’8% sino al GPM posto ai 642 msm.
Secondo punto di controllo ad Arcumeggia, città degli affreschi, posta ad un paio di chilometri sotto lo scollinamento, decidiamo di ritrovarci li.
Salgo col mio passo, tenendomi un margine di riserva in caso dovesse arrivare una crisi improvvisa, e mi godo sia la salita che il panorama che offre sul Lago Maggiore.
Arrivo al muraglione, così credo, aspetto di svoltare per vedermi davanti cosa mi aspetterà.

Beh, l’effetto non è male, anche perché la strada è affiancata da un orribile guard rail in metallo che risalta per tutto il costone della montagna, lasciandomi intravedere l’intero tragitto che da li a breve dovrò superare.
Va bene così, pedalata constante, sguardo basso sulla borraccia, spinta e tirata di pedale che si aiutano a vicenda, mani ad accarezzare l’attacco manubrio, per evitare di tirare di schiena, ed avanti così, senza farsi troppi problemi sul dopo, pensiamo solo all’ora, adesso.

 

Le mie precedenti uscite avevano come chilometraggio massimo i 140/150 km, non di più. Anche se impegnative, ed affrontate in preparazione della 3V, mi avevano portato ad una condizione più che buona per quella distanza. Questa salita, tra i 110 e 115 km dalla partenza, non mi preoccupava più di tanto, sapevo che ne avevo e che potevo stare tranquillo, quello che mi turbava a questo punto della Rando, era il dopo, i restanti 80 km … come li avrei fatti?

 

Una cosa alla volta. Arrivo al GPM, scendo ad Arcumeggia, e mi faccio mettere il terzo timbro di giornata. Di ristoro non è rimasto più nulla, i primi, insieme ai secondi, non hanno pensato a chi sarebbe arrivato dopo, mangiandosi l’inverosimile giustificando il quarto giro di snack dall’esborso dei 10 euro per l’iscrizione… vabbè in questi casi ci si ricorda che gli ultimi saranno beati se i primi saranno onesti, ed a dieta.

 

Arriva Franco, non ha una bella faccia, è sconfortato da come ha sofferto per salire su a Sant’Antonio, la sua voglia di caricare la bici in macchina è tanta, anche perché gli organizzatori gli offrono il passaggio più volte… ma dopo qualche minuto di riposo, emerge la voglia di finirla e di giustificare i sacrifici di questi ultimi mesi passati a pedalare di notte col matto di suo cognato (io).

 

Scendiamo salutando lo Staff, gentile e premuroso anche senza cibo da offrirci, e ci fermiamo ad un Bar sulla statale per un caffè e una barretta di cioccolato.

 

Ci guardiamo in faccia, decidiamo di abbassare la velocità di crociera, e ripartiamo direzione Cittiglio.
Qui dovremmo affrontare i successivi 40 km il leggera discesa o pianura al massimo, così ci indicavano i ragazzi della Nervianese su ad Arcumeggia. Purtroppo, quando si è al limite, e la stanchezza prende il sopravvento, anche un cavalcavia diventa una montagna, segando sul nascere ogni illusione di aver visto la fine della crisi, rispingendoti crudelmente alla realtà dei fatti, siamo cotti tutti quanti!
Davanti abbiamo due muri ed uno strappo da affrontare prima di dire fine. Il primo a Inarzo, Casale Litta, uno strappo di circa 2 km con un dente al 16%. Il secondo a Vinago per 1,5 km ed il terzo, il più dolce a Solbiate Arno per raggiungere Carnago.

Da qualche chilometro siamo aumentati di numero, raggiunti due ex compagni di squadra della SAV95, gli proponiamo di rientrare insieme, per darci una mano l’un l’atro e per essere d’aiuto in caso di difficoltà. E’ sempre meglio stare in gruppo piuttosto che soli, il pericolo è sempre dietro l’angolo soprattutto dopo 9 ore di bici, con tanta energia bruciata ed i riflessi non più come alla partenza.

Di vero e proprio calvario si tratta per il nostro ultimo tratto di Randonnèe, -30 -20 -10, non passano mai… mi invento la tecnica di replicare la distanza che ancora dobbiamo affrontare alle strade che percorro dalle mie parti. -20, siamo a Carate, -10 siamo a Seregno, ancora un paio di rettilinei e ci siamo quasi, -5 siamo a Nova M.se, ultimo sprint ed il cartello di Cusano apparirà alla nostra destra!

 

NERVIANO !

Cazzo ho sbagliato strada!!!

No…. È giusta, ci siamo, cavalcavia dell’Auchan e passerella sull’ultimo chilometro per arrivare al Re Checconi.

La Nervianese, e l’amico Rigamonti, iniziavano a preoccuparsi per il nostro ritardo. Secondo i loro conti, eravamo gli ultimi sul tragitto, e visto che dall’ultimo controllo erano passate parecchie ore, la preoccupazione iniziava a galleggiare. Nulla è accaduto, siamo rientrati tutti sani salvi cotti ma soddisfatti!

Brevetto 200 3 Valli Varesine Randonnèe fatto!

Come regalo, i ragazzi dello Staff hanno aspettato il nostro arrivo per offrirci pasta a sugo, fetta di torna e frutto, anche gli ultimi sono stati premiati! Grazie 1000

Finita. Bella, bella d’avvero!
Ringrazio i miei compagni d’avventura, Franco in primis, e ringrazio Mino & Co. per quanto ci hanno offerto.

Ora mi concederò una pausa per trascorrere qualche fine settimana in compagnia della mia piccola famiglia, Palme, Pasqua e 25, poi a maggio si ricomincerà con le notturne, il mio pane! E ci mancasse!

Max

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